ANLC : la caccia sociale è morta
ANLC : la caccia sociale è morta
Con questa articolo inviata alle redazioni Paolo Sparvoli non si limita a togliere il solito sassolino dalla scarpa, va ben oltre e punta il dito facendo nomi e cognomi di chi ha sostenuto quell’emendamento che di fatto da la possibilità alle aziende agricole di trarre profitto dalla caccia e dai cacciatori. Una lettera che pare sancire anche un’altra fine: quella della Cabina di Regia Nazionale. quella costituita dalle Associazioni riconosciute. Del Resto sono mesi che i suoi componenti non si riuniscono e che non prendono in mano le redini della situazione venatoria italiana. Evidentemente oltre a non esserci più sintonia fra loro manca anche l’empatia verso la base. C&D
La maschera è caduta La-maschera-e-caduta_27dic2025 (1)
Purtroppo, la Libera Caccia deve dare il triste annuncio che la Caccia Sociale è morta! Ma, attenzione, va subito precisato che non si è trattato di un decesso dovuto a cause naturali né, come si potrebbe immaginare, all’intervento massiccio delle forze anticaccia.
No, la Caccia Sociale è stata colpita a morte dal fuoco “amico” aperto circa tre anni e mezzo fa con la costituzione dell’Associazione delle imprese faunistico-venatorie dal nome accattivante di AB (Agrivenatoria Biodiversitalia). Una associazione fortemente voluta da Coldiretti, dal CNCN e dalla Fondazione UNA (Uomo Natura Ambiente), e che si è avvalsa della scontata benedizione di Federcaccia e l’incomprensibile “non belligeranza” di Arcicaccia ed Enalcaccia e Anuu Migratoristi aderenti all’UNA.
Il sottoscritto, scatenando le ire dei Presidenti Zipponi, Maffei e Castellani, diffuse un comunicato che iniziava così: “A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina” e proseguiva sollevando perplessità e dubbi sul reale obiettivo che si poteva celare dietro questa iniziativa.
Oggi, visto che il tempo è galantuomo, le mie perplessità e i miei dubbi sono diventati una certezza e quella iniziativa, che poteva apparire come la definitiva soluzione al pluridecennale problema di contemperare le esigenze del mondo agricolo con quelle dei cacciatori italiani, ha rivelato la sua vera natura di intervento di eutanasia con tanto di certificato di morte della Caccia Sociale.
Un istituto di grandissimo valore popolare – e sottolineo popolare – che ha svincolato l’attività venatoria dal grande potere dei latifondisti, dei singoli proprietari o degli eventuali consorzi fra
tanti piccoli proprietari riuniti in impresa.
Per chi non avesse capito o facesse ancora finta di non capire, ricordo che con questo emendamento si va inesorabilmente verso una gestione privatistica della caccia (rinnegando di fatto proprio l’art. 1 della L.157/92 che, almeno a parole, tutti vogliono difendere: “La fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale
ed internazionale”.
In termini ancora più crudi ma forse più comprensibili, anche in Italia la caccia sarà a pagamento, riservata a chi ha buone o ottime possibilità economiche ed escludendo, quindi, tutti coloro che già fanno fatica ad arrivare a fine mese come pensionati, operai e giovani.
Federcaccia e UNA hanno accolto con entusiasmo l’emendamento, e questo era scontato, ma quello che stupisce e amareggia di più è il fatto che tutta questa operazione, cominciata in sordina
oltre tre anni fa, si sta concludendo nel silenzio più assordante e inconcepibile della maggioranza, nelle cui file ci sono tanti politici che erano assenti o che, se c’erano, dormivano. Oppure erano in altre faccende affaccendati e, poveretti, non ne sapevano niente e sono stati presi alla sprovvista!
Sono certo che anche stavolta qualcuno si sentirà offeso ma non mi sgomento di certo!
La libertà di pensiero e di critica è sacra in un Paese libero e democratico e la cosa importante è che ora, forse, le cose saranno più chiare per tutti i cacciatori.
Roma, 27 dicembre 2025
IL PRESIDENTE
Paolo Sparvoli
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