Passione in ….Finita. Una categoria in grave stato di conservazione
Passione in…finita. Una categoria in grave stato di conservazione
Passione in…finita – ” un po’ di introspezione per evitare altri errori” – preparazione e formazione alla base di una nuova classe dirigente.
Tutte le Regioni, o quasi, si sono dotate del calendario venatorio per la nuova stagione di caccia. Calendari che non sempre incontrano i favori dei cacciatori, che pretenderebbero di cacciare come 30 anni fa, quando tutto era concesso e quando i diritti superavano i doveri. Oggi i tempi sono cambiati e solo il fatto di riuscire a predisporre e approvare un calendario a prova di “ricorso” che tenga conto di tutte le variabili è davvero un’ impresa titanica.
Spesso i seguaci di Diana se la prendono con i rappresentati politici, attribuendo le colpe e le responsabilità agli assessori regionali, che diventano così il capro espiatorio della mancata velleità di fare carniere. In questo modo però si perde di vista il vero obbiettivo che è quello di guardare al futuro, di unire le forze e di eleggere una classe dirigente preparata. Le associazioni, che rappresentano il sindacato di tutela della passione venatoria devono essere consapevoli delle problematiche che affliggono la caccia nel nostro paese e per questo si esige una preparazione ed una formazione autentica. Non bastano più la disponibilità e il numero di “licenze” e la buona fede. I “dirigenti” venatori per rimanere al passo con i tempi devono avere una visione molto più ampia della materia e una competenza che sia il frutto di una formazione seria. Devono conoscere le leggi, saperle interpretare, devono saper comunicare e collaborare fra di loro.
Passione in…finita – Oggi, cari cacciatori, il solo fatto di barcamenarsi fra mille insidie, pareri non vincolanti (ma che di fatto lo sono), intimidazioni e ricorsi, valutazioni e cavilli vari è davvero come nuotare contro corrente quando il fiume è in piena. Gli antagonisti della caccia, i detrattori di questa passione, molto meglio organizzati, trovano infatti terreno fertile e gli attacchi continui, i ricorsi (che non pagano) sono ormai all’ordine del giorno. Per loro attaccare la passione venatoria è come “sparare sulla Croce Rossa”.
La protesta dei cacciatori, il malcontento, la rabbia e l’indignazione viaggiano sul web attraverso i social, ma tutto si ferma li. Nessun coordinamento e nessuna regola. Un pò come sbattere i pugni sul tavolo e fare la voce grossa ma…. da dietro una tastiera. Post dettati dalla pancia piuttosto che dalla ragione. Frasi che non entrano mai nel merito della questione. Ma del resto quello del “lamento” è una prerogativa di tanti, una sorta di sport nazionale in cui l’ italiano generico-medio è bravissimo. Poi dal 19 settembre (ricorsi permettendo) si dimenticherà tutto per altri 3 mesi.

Passione in…finita . Se oggi la categoria può ancora attrarre l’attenzione di qualche politico dalle facili promesse, in cerca di voti, fra non molto questa categoria non conterà proprio più nulla e non sarà più appetibile da nessuno. Occorre dunque serrare le fila e riorganizzare dalle fondamenta l’attività, adeguandola ai tempi, guardando al futuro, creando nuove figure professionali preparate, collaborando con chi è in grado di fare ricerca, istituendo campagne di comunicazioni mirate ed efficaci, parlando di fauna selvatica e di biodiversità in maniera corretta alle nuove generazioni. Se è vero che il cacciatore è la sentinella dell’ambiente lo dimostri anche in questo diventando sentinella della propria realtà.
di Michele Casale
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at 15:05
Caro Michele, uno dei problemi è rappresentato da questo:”Gli antagonisti della caccia sono molto meglio organizzati” ed un altro che i “dirigenti” venatori per rimanere al passo con i tempi devono avere una visione molto più ampia. Fino a quando non si supereranno le logiche di parrocchia e si creerà un’unica associazione di rappresentanza dei cacciatori difficile pensare positivamente al futuro. Si fanno tante dichiarazioni e pochi fatti; un esempio su tutti: Ispra continua imperterrita a formulare pareri che di scientifico hanno poco o nulla, disattendendo la sua ragione di esistere, cosa aspettano le AAVV o le Regioni a chiedere ragione di questo comportamento denunciando formalmente l’inadempienza?