Lunga intervista del Secolo d’Italia al Ministro Lollobrigida
Lunga intervista del Secolo d’Italia al Ministro Lollobrigida
Una lunga intervista per chiarire e sbugiardare tutte le fake girate e fatte girare in questi giorni sulla modifica della Legge 157 in atto
L’intervista completa pubblicata dal Secolo d’Italia:
Il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha chiarito che le recenti modifiche alla legge sulla tutela del patrimonio faunistico e sull’attività venatoria sono mirate a una pianificazione territoriale corretta, e non a creare un “Far West” come invece alcuni ambientalisti e influencer stanno sostenendo sui social. Questi ultimi hanno diffuso contenuti allarmistici, rappresentando l’Italia come un enorme poligono di tiro, con accuse di bracconaggio e caccia senza limiti di spazio e di tempo. Tuttavia, il ministro ha precisato che tali rappresentazioni sono infondate e che spesso le bozze di legge circolanti sono manipolate o create ad arte. Ha assicurato che il governo ascolterà tutte le parti coinvolte e che l’obiettivo è garantire un equilibrio tra tutela ambientale e attività venatoria, senza mai mettere a rischio la sicurezza o la legalità.
La questione delle polemiche sulla nuova legge venatoria- ha spiegato il Ministro Lollobrigida – è complessa e spesso alimentata da fraintendimenti o informazioni non accurate. In risposta alle critiche, è importante chiarire alcuni punti fondamentali:
- Caccia in spiaggia e aree demaniali marittime: La nuova normativa vieta esplicitamente l’attività venatoria in queste aree, contrariamente a quanto si sostiene in alcune polemiche. Non ci sono modifiche che amplino la possibilità di cacciare in zone sensibili come le spiagge.
- Richiami vivi: La gestione dei richiami vivi non è soggetta ad alcuna modifica significativa con la nuova legge. Non si tratta di un ampliamento o di una restrizione, ma di un intervento volto a chiarire e migliorare le procedure, coinvolgendo anche le autorità scientifiche e politiche.
- Aree di caccia: Non ci sono aumenti obbligatori delle zone dove si può cacciare. La normativa mira a definire meglio le aree attraverso un processo partecipativo e scientifico, per garantire una pianificazione più efficace e sostenibile.
- Necessità dell’intervento: La legge attuale, la 157 del 1992, mostra segni di obsolescenza e non risponde più alle esigenze di gestione e tutela del territorio e della fauna. Il nuovo procedimento, coinvolgendo le istituzioni e gli enti scientifici come l’ISPRA, mira a definire con maggiore chiarezza le zone e i limiti per una caccia regolamentata e sostenibile.
In sintesi, le critiche spesso si basano su informazioni non aggiornate o parziali. La riforma proposta intende migliorare la gestione della caccia, tutelare l’ambiente e garantire trasparenza e partecipazione nel processo decisionale.
La proposta su cui si lavora nasce come una sintesi delle iniziative e delle sollecitazioni provenienti da diverse associazioni agricole, venatorie e ambientaliste, oltre che dagli atti di indirizzo parlamentari. Successivamente, si avvia un confronto tra i ministeri competenti—Ambiente, Agricoltura, Interno, Giustizia e Salute—per armonizzare le diverse prospettive e competenze. È previsto anche un coordinamento con le direttive europee, in particolare quella sulla “Habitat e uccelli”.
Il processo prevede infine la presentazione del testo al Consiglio dei Ministri (Cdm) e un dibattito in Parlamento, dove le commissioni competenti svolgeranno audizioni con i soggetti coinvolti, tra cui associazioni ambientaliste, animaliste, agricole e scientifiche. Questo percorso mira a fornire al Parlamento tutti i contributi utili affinché possa decidere se approvare, modificare o respingere il testo, garantendo così un procedimento equilibrato e rispettoso delle regole democratiche.
Il Ministro ha poi dichiarato che Gennaro Barra non ha alcun ruolo di consulente per il Ministero e che lui stesso ha incaricato i propri legali per tutelare la propria immagine e quella del Masaf. Pertanto, le accuse secondo cui avrebbe redatto la legge o avrebbe rapporti di consulenza con il Ministero sono infondate, e l’impegno è quello di proteggere la propria reputazione contro eventuali diffamazioni o false informazioni.
C&D
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