Lombardia anno zero
Lombardia anno zero per la caccia
Lombardia anno zero per la caccia – Dire che è stata una stagione nefasta è forse un complimento, ma non è finita qui. Dalla sospensione del TAR, alla questione anellini e al PFV

Le manifestazioni sono servite a poco, se non a nulla, e lo si è visto anche dalla penuria di partecipanti. Su oltre 50.000 cacciatori per quella più grossa se ne sono visti meno di 3000 … . Il lavoro, le visite mediche, i nipotini da tenere ecc ecc ecc. Quando c’è da metterci la faccia in piazza a manifestare ci vanno solo i soliti noti, ma non è questo il punto.
Per i migratoristi, quelli che cacciano la piccola avifauna da capanno fisso e temporaneo si è tratto di una stagione da incubo, marcata dai controlli, talvolta estremi, da parte di chi ha il diritto e il dovere di controllare ma anche di portare rispetto. E’ giusto sanzionare che sbaglia, chi non osserva le regole d’ingaggio, chi usa strumenti non consentiti e chi manomette gli anellini dei richiami vivi. Quello che non è corretto sono i modi, i metodi e le provocazioni. Anche su questo punto però sorvoliamo.
La questione “anellini” fortemente dibattuta dall’inizio di ottobre, ha visto la Regione immobile sull’argomento e ancora oggi si attende una soluzione di buon senso al problema. E’ trascorso l’autunno, poi l’inverno e ora che che siamo in primavera ancora tutto tace. Qui si tratta solo di avere la forza, la voglia e il buon senso di trovare un modo per sistemare una volta per tutte un problema serio che riguarda i richiami vivi detenuti regolarmente da chi pratica questo tipo di caccia per evitare di ritrovarci a settembre con gli stessi problemi e con le stesse tensioni.
Ma veniamo ora al PFR Piano Faunistico Regionale e sopratutto alla valutazione d’incidenza che, non condivisa con le associazioni venatorie è stata pubblicata a febbraio sul sito della Regione. Al 31 marzo è scaduto il termine perchè tutti gli enti preposti portassero le loro osservazioni ed ora siamo in attesa di “giudizio” . Un piano faunistico complesso, certamente di non facile messa a punto, ma ancora una volta riduttivo e penalizzante per i cacciatori lombardi. Le associazioni venatorie hanno, chi in maniera solitaria e chi accorpandosi ad altre, fatto pervenire alla Regione le proprie osservazioni, spiegando le criticità di un Piano e di una valutazione d’incidenza “zoppi” e malfatti.
Ci riferiamo in particolare, pur senza entrare nei dettagli, del TASP ( Territorio Agro Silvo Pastorale) per il quale proprio il TAR della Lombardia, a seguito del ricorso della LAC, ha dichiarato “rilevante e non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale dell’art. 43, comma 3 della l.r. 26/93 e dell’art. 10, comma 3 della legge 157/92 (di conseguenza, anche dell’art. 13, comma 3, lett. a) della l.r. 26/93), disponendo la sospensione del giudizio e l’immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, per la pronuncia di merito.
Per dovere di cronaca precisiamo che la norma regionale impugnata dispone che i valichi montani (nel raggio di mille metri dai quali, come noto, ai sensi della legge statale, vige il divieto di attività venatoria) debbono essere individuati solo ed esclusivamente nel comparto A , ovvero quello di maggior tutela della zona Alpi; la norma statale impugnata, invece, prescrive le percentuali di territorio agro-silvo-pastorale da destinare a tutela della fauna selvatica, che in zona (faunistica) Alpi devono essere comprese tra il 10 e il 20% e nel restante territorio tra il 20 e il 30%, ivi inclusi i territori nei quali l’attività venatoria sia vietata anche per effetto di altre leggi o disposizioni. Una complessa vicenda giuridica dalla quale dipenderà il futuro della pratica venatoria sul tutto il territorio. Si pensa, si spera, che questo PFR venga ritirato e rivisto anche se questo allungherà di non poco i tempi e con le elezioni ormai troppo vicine.
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at 12:26
In Lombardia siamo in mano ad una manica di incompetenti,noi come cacciatori non abbiamo i numeri per ribaltare la situazione ma neanche per arginarla,i buoi sono scappati dalla stalla e le associazioni animaliste ne hanno approfittato.Si stava molto meglio 40 anni fa,il mondo venatorio era piu’ unito e perfino i telegiornali ci appoggiavano