Dopo il voto di febbraio

In termini venatori cos’è cambiato dopo il voto del 24 e 25 febbraio scorsi? Apparentemente nulla. La “rossa” del PDL è stata riconfermata alla Camera, altri suoi colleghi di stampo animalista ne sono fortunatamente usciti, ma al posto loro ne sono entrati di nuovi. Senza contare che il M5stelle è dichiaratamente, per bocca del suo fondatore, contro la caccia. Forse uno spiraglio si è invece aperto in Regione Lombardia, dove sappiamo che la Lega, pur con non poche perplessità dopo la passata stagione, è più vicina alla caccia che altri. Tra gli eletti a sostegno del neo Governatore Maroni anche l’ex assessore provinciale alla caccia (lo è stato per 15 anni) Alessandro Sala, tesserato Federcaccia, e che conosce bene tutti i problemi del mondo venatorio lombardo. Non ci dobbiamo fare comunque grosse illusioni ed è meglio stare con i piedi saldamente ancorati al terreno anche perché potrebbe, come si vocifera in area “maroniana”, essere riconfermato l’assessore uscente Giulio De Capitani all’Agricoltura e Caccia. Un altro nome papabile per questa funzione è quello di Viviana Beccalossi che non è stata eletta in Parlamento, bocciata dalle preferenze, ma che potrebbe essere rimessa in gioco in Regione occupando la poltrona che fu sua due legislature fa.

Sappiamo benissimo che i tempi sono e saranno duri, soprattutto per le cacce tradizionali da appostamento fisso con l’utilizzo di richiami vivi e che, tra quattro anni, saranno chiusi i centri di cattura (i roccoli) e sarà interrotta la distribuzione dei presicci. Inoltre è attualissimo in regione il problema degli anellini e dei censimenti a cui sono tenuti i possessori di richiami vivi: un argomento al quale il nuovo assessore dovrà subito dare una risposta. E da questa risposta capiremo in fretta cosa ci aspetterà per il futuro. È chiaro che quello della caccia è un tema marginale di fronte alla grave crisi che sta colpendo tutti da un paio d’anni ed è chiaro che le priorità sono altre con il lavoro davanti ad ogni cosa. Voglio solo dire che la caccia è anche lavoro e che solo nel bresciano occupa quasi 90.000 addetti – novantamila. Una cifra elevata e sicuramente non trascurabile. Dal voto del 24 e 25 febbraio ne è uscito sconfitto il CRS (Civiltà Rurale Sviluppo) che, presente solo al Senato, ha raccolto circa 14.000 preferenze con una buona percentuale in area bergamasca. Se solo tra Brescia e Bergamo ci sono circa 50.000 cacciatori (senza contare le loro famiglie) risulta evidente che vi sia stata una grandissima dispersione di voti. Ora addirittura c’è chi dice che l’esperienza del CRS sia giunta al capolinea e che il suo presidente, l’avv. Enzo Bosio, stia lavorando per dare vita ad un’unica associazione venatoria bresciana, nella quale fare confluire iscritti di altre associazioni. Questo probabilmente porterebbe ad un’inevitabile ed ulteriore frattura nel mondo venatorio bresciano, che non ha bisogno di nuove associazioni e all’interno dello stesso CRS. Non si comprende il significato di una operazione del genere, se non forse per un aspetto puramente speculativo: poter gestire la tutela legale. Nei prossimi giorni ne sapremo certamente di più e tutti questi dubbi, dalla Regione al CRS e alla nuova associazione venatoria bresciana, verranno a galla.

Beppe De Maria

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