Dai figli ai cani – il suicidio culturale

Dai figli ai cani – il suicidio culturale

Nell’epoca moderna, assistiamo a un fenomeno che rischia di minare le fondamenta della nostra società: il progressivo smarrimento dei valori tradizionali, sostituiti da atteggiamenti superficiali e a volte autodistruttivi. Questa crisi culturale si riflette in molteplici aspetti della vita quotidiana, dall’educazione delle nuove generazioni alle priorità che attribuiamo alle nostre relazioni e ai nostri obiettivi.

Pubblichiamo con piacere questo articolo del Dr. Gian Carlo Bosio, che ci è stato inviato, sperando che susciti la voglia di dibattere un tema molto attuale segno di una società che ha perso di mira i valori – 

Dai figli ai cani . ph by Canva

Dai figli ai cani – la società che ha scelto l’autodistruzione tra croccantini e passeggini per chihuahua

Viviamo in un’epoca malata, dove cani con cappottini firmati e gatti serviti su vassoi d’argento hanno preso il posto dei figli. Una deriva culturale e antropologica che ha del grottesco: basti guardarsi attorno per notare come interi quartieri siano diventati santuari dell’animale domestico, dove ogni miagolio vale più del pianto di un neonato (che, peraltro, non si sente quasi più).
La maternità? Sostituita dall’adozione di cuccioli “da accudire come bambini”. La paternità? Rimpiazzata da uomini che si vantano di essere “papà di un bulldog francese sterilizzato”. La famiglia? Smembrata, svuotata, ridotta a un teatrino di sentimenti proiettati su esseri che, per quanto degni di rispetto, non sono esseri umani.
E non parliamo del culto della sterilizzazione sistematica. Si tratta ormai di un vero e proprio rito sociale, quasi una liturgia dell’annullamento. Non si accettano più né la vita né la sua potenza generativa. Tutto deve essere controllato, pianificato, inodore. Cani e gatti resi innocui, docili, incapaci di procreare, e intanto anche gli umani smettono di farlo. È un simbolo perfetto del nostro tempo: una società che ha paura della vita e sceglie la comodità sterile all’impegno generativo.
Siamo passati da “fate figli” a “fate spazio al mio barboncino nel passeggino”. È il trionfo del narcisismo mascherato da sensibilità. Gli animali da compagnia – una volta utili, equilibrati compagni di vita – oggi sono surrogati emotivi, antidepressivi a quattro zampe per adulti soli, immaturi, che rifiutano qualsiasi forma di responsabilità reale.
Le città sono piene di trentenni e quarantenni con cane al guinzaglio e vuoto nel cuore. La denatalità avanza come un cancro, ma guai a dirlo: verresti subito tacciato di insensibilità, di non amare gli animali. Amare gli animali va bene, certo. Ma adorarli, idolatrarli, sostituirli ai figli? No. È follia.
La verità è semplice e brutale: abbiamo sostituito la famiglia con la fantasia. Al posto di figli che ti sfidano, ti costringono a crescere, ti fanno costruire futuro, abbiamo scelto animali addomesticabili, che non ti contraddicono mai. Una generazione che ha detto no alla fatica dell’educazione e sì al controllo totale, anche affettivo.
E così, mentre coccoliamo il nostro gatto sterilizzato sul divano, fuori dalle nostre case il futuro muore. E non perché qualcuno lo stia uccidendo con la forza, ma perché lo abbiamo scelto: abbiamo preferito il miagolio al vagito.
Questo non è progresso: è una forma sofisticata di suicidio culturale.
DR.GIAN CARLO BOSIO
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