Evoluzione morfologica e funzionale del Segugio Italiano
Evoluzione morfologica e funzionale del Segugio Italiano
Cinofilia – Pubblichiamo con piacere questo articolo dedicato al segugio italiano scritto dal Dott. Giancarlo Bosio, medico veterinario e segugista esperto, nel quale si analizza lo standard di questo cane da seguita molto diffuso. C&D
Evoluzione morfologica e funzionale del Segugio Italiano: analisi critica e prospettive di recupero zootecnico a cura di Dott. Giancarlo Bosio
Introduzione
L’attuale conformazione del Segugio Italiano, riconosciuto ufficialmente nelle sue due varietà a pelo raso e a pelo forte, si discosta in modo marcato dal tipo funzionale e morfologico che dominava il panorama cinofilo nazionale sino alla metà del XX secolo. Numerose fonti storiche, unite all’esperienza diretta di allevatori e cacciatori, indicano un cambiamento sostanziale intervenuto nei decenni, tanto da sollevare dubbi sulla fedeltà dello standard ufficiale rispetto alla realtà zootecnica originaria.
- Origine del modello storico del Segugio Italiano
Il Segugio Italiano, così come descritto nei resoconti dei primi del Novecento, era un cane costruito nel quadrato, con altezza al garrese compresa tra i 50 e i 55 cm, privo di giogaia, con orecchio corto, piatto e triangolare, inserito appena sopra l’arcata zigomatica. La presenza di tre varietà di pelo (raso, mezzo pelo e pelo forte) era comune nella popolazione. Questa tipologia morfologica era il risultato di una selezione funzionale, basata sulla capacità del cane di lavorare in solitaria o in coppia, adattandosi perfettamente alle tecniche venatorie tradizionali.
- Lo standard del Solaro: una costruzione teorica
Il primo standard ufficiale del Segugio Italiano, redatto da Giuseppe Solaro, si discosta in maniera significativa dalle caratteristiche rilevate nella popolazione esistente dell’epoca. Secondo numerose fonti e testimonianze, il Solaro non possedeva esperienza diretta nella selezione e nell’uso del segugio, né vi erano evidenze di una popolazione omogenea su cui basare uno standard formale.
Questo rappresenta un’anomalia zootecnica, poiché, secondo i principi fondamentali della selezione di razza, uno standard dovrebbe essere la descrizione sintetica di caratteristiche osservabili in una popolazione omogenea preesistente, non una costruzione teorica a posteriori.
- Derive morfologiche e funzionali: effetti di uno standard incoerente
La distanza tra lo standard e la popolazione reale ha innescato, nel tempo, una selezione orientata più alla conformità espositiva che alla funzionalità venatoria. L’introduzione del concetto di “muta”, mutuato dalle tradizioni francesi e inglesi, ha stravolto l’indole del segugio italiano originario, selezionato per operare da solo o in coppia, con elevata indipendenza e temperamento.
A partire dagli anni Cinquanta, si è assistito a un progressivo aumento della taglia media, alla diffusione di soggetti “rettangolari”, con giogaia marcata, orecchio pesante e groppe inclinate ben oltre i 10° previsti dallo standard. Alcuni campioni espositivi e di lavoro presentano misure al garrese superiori ai 60 cm, contravvenendo apertamente ai limiti morfologici originari.
- La scissione della razza e la degenerazione selettiva
La modifica dello standard del 1989, con la separazione formale in due razze (a pelo raso e pelo forte), non ha portato alla salvaguardia delle due varietà ma, al contrario, ha ulteriormente frammentato il patrimonio genetico e accentuato le derive morfologiche.
Inoltre, l’introduzione non dichiarata di sangue estero, con l’obiettivo di selezionare soggetti più adatti al lavoro in muta e con maggiore vocalizzazione (“cani d’ordine”), ha portato alla comparsa di fenotipi e comportamenti non compatibili con il tipo originario.
- Criticità del sistema di giudizio e valutazione
Una delle responsabilità maggiori di questo percorso involutivo è da attribuire alla classe giudicante. La sistematica assegnazione di titoli (CAC, CACIT) a soggetti morfologicamente difformi dallo standard e con attitudini non in linea con la funzione storica della razza, ha consolidato e propagato errori zootecnici gravi.
Non si rileva una sufficiente attività critica da parte degli esperti giudici, né nei contesti espositivi né attraverso le pubblicazioni scientifiche o divulgative di settore. L’assenza di dibattito ha favorito il mantenimento di un paradigma errato.
- Proposte per una rinascita zootecnica del Segugio Italiano
Il Segugio Italiano gode ancora oggi di un’ampia base zootecnica: oltre 6.300 cuccioli iscritti in un solo anno testimoniano l’interesse e la presenza viva della razza. È quindi urgente e possibile avviare una rilettura oggettiva della situazione attuale attraverso una campagna di rilevazione e analisi biometrica su un numero statisticamente significativo di soggetti.
Tra i principali quesiti da verificare con metodo:
Qual è la reale distribuzione delle altezze al garrese?
La costruzione “nel quadrato” è ancora prevalente o minoritaria?
Qual è la frequenza della giogaia nella popolazione attuale?
L’orecchio previsto dallo standard è realmente presente?
Le inclinazioni della groppa rispettano lo standard?
Il colore del mantello nel nero focato previsto nello standard non rappresenta moltissimi segugi italiani fulvi con sella nera
Evoluzione morfologica e funzionale del Segugio Italiano
Conclusioni
Il recupero del vero Segugio Italiano passa attraverso un ritorno alla zootecnia basata su dati, osservazione e funzionalità, non su mode espositive o emulazioni estere. Occorre una revisione partecipata dello standard, basata su evidenze oggettive, una maggiore formazione della classe giudicante, e un rinnovato protagonismo delle riviste e delle sedi specialistiche.
Il Segugio Italiano, nonostante gli errori del passato, esiste, lavora e ha un potenziale di miglioramento straordinario. Serve ora un’azione coordinata e concreta, basata sulla conoscenza, sull’esperienza reale e sul rispetto della storia zootecnica nazionale.
Bibliografia Essenziale :
Zacchetti G., Trattati sulla cinofilia venatoria italiana, 1930-1954
ENCI, Standard Ufficiale del Segugio Italiano, aggiornamenti 1989
Solaro G., Manuale del cane da caccia, 1932
SIPS (Società Italiana Pro Segugio), Documenti ufficiali e verbali interni
Rilevazioni biometriche su segugi italiani (proposta di studio)
Dott. GIAN CARLO BOSIO – Medico veterinario
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